Nel tempo sono cambiati i materiali, le tecniche di realizzazione, il funzionamento, i luoghi di installazione dell’ascensore ed anche i suoi usi. Ed è proprio quest’ultimo punto che fa oscillare nei secoli la sua data di nascita. Se, infatti, si fa riferimento al suo uso moderno di trasporto di persone tra i piani, il primo ascensore viene fatto risalire al 1800… Ma la storia ci racconta ed i ritrovamenti archeologici lo testimoniano, che il primo ascensore al mondo è nato, addirittura, nel primo secolo avanti Cristo e veniva utilizzato per il trasporto di animali inferociti. Scopriamo insieme dove si trova e tutti i dettagli del suo utilizzo.
Dove si trova
Nonostante ci siano delle testimonianze di montacarichi rudimentali (concepiti dal fisico e inventore Archimede di Siracusa) già nel terzo secolo a.C., senza alcun dubbio, il primo ascensore, quello più celebre della storia risale al primo secolo a.C., è italiano, ed è stato concepito in uno dei capolavori architettonici più famosi al mondo: il Colosseo. Si tratta di una tipologia di impianto, invisibile agli occhi dei non addetti ai lavori e che pochissimi hanno potuto azionare all’epoca della sua costruzione, in grado di generare dei veri e propri effetti speciali, rendendo quello che originariamente era chiamato Anfiteatro Flavio, il più complesso e grandioso apparato scenografico dell’impero.
A cosa serviva e come funzionava
Realizzato, secondo rigorosi criteri filologici, in legno, corda e metallo, l’ascensore del Colosseo, era capace di far apparire all’improvviso, da una botola presente sul pavimento dell’arena, leopardi, leoni, orsi, lupi, struzzi, cervi e altri animali feroci pronti per combattere in spettacoli di caccia o eseguire le condanne a morte.
Erano 28 in totale, i montacarichi in uso dall’imperatore Domiziano a Macrino, disposti lungo i corridoi sotterranei dell’Anfiteatro (andati distrutti nell’incendio del 217 dopo Cristo), che simultaneamente sollevavano gli animali, tenuti a digiuno e in spazi angusti, e li catapultavano a sorpresa nell’arena, spostando l’attenzione del pubblico da una parte all’altra del palcoscenico regalandogli il momento più atteso di tutto lo spettacolo. Ogni montacarichi poteva sollevare fino a 300 chili di carico ed era azionato, grazie a carrucole e botole meccaniche, da gruppi di schiavi (8 per ciascun montacarichi), che con la loro forza mettevano in moto giganteschi argani avviando, così, i marchingegni di quello che è considerato il primo antenato dei moderni ascensori.
L’aspetto era quello di una gabbia di 180 cm per 140 cm per 100 cm di altezza che raggiungeva la sabbia dell’arena dopo 7 metri di ascensione ed una decina di giri di argano. La salita della gabbia poneva in tensione un sistema di funi che gradualmente faceva scendere la botola, e, contemporaneamente, apriva un lato della gabbia. Ed è a quel punto che l’animale individuava la via d’uscita ed attraverso una passerella inclinata giungeva sull’arena del Colosseo, tra l’accecante bagliore ed il clamore di migliaia di spettatori.
la sua ricostruzione
Ad oggi, a Roma sono rimasti degli importanti resti del mondo ipogeo del Colosseo e, a partire dal 2015, vi si può ammirare una ricostruzione fedelissima, per materiali, meccanismi, funzionamento e dimensioni, di quello che è considerato un vero e proprio prodigio della tecnica ingegneristica romana: il primo e più celebre ascensore al mondo. È stato posizionato con estrema precisione nella collocazione originale, senza intaccare minimamente le strutture antiche, ed è visibile da vicino e dal basso, nell’ipogeo e da ogni punto sopraelevato dell’Anfiteatro, consentendo a tutti i visitatori di comprendere tutti gli espedienti spettacolari che hanno incantato il popolo romano per 4 secoli.
L’operazione di ricostruzione nasce dalla collaborazione tra la Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l'Area archeologica di Roma e la Providence Pictures di Rhode Island, che nel 2013 propose la ricostruzione di uno dei 28 montacarichi, per la realizzazione del documentario Colosseum-Roman death trap, del regista Gary Glassman. Si è trattato di un intervento di archeologia sperimentale unico al mondo, che ci ha restituito il primo ascensore al mondo.
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